Comunicato stampa Propeller Port of Leghorn

Comunicato stampa Propeller Port of Leghorn

set 27

News dalla Stampa

Relazione del Dr. Alessandro ZANETTA del 24 Settembre 2007

Inizio attività al Propeller Livorno

Renato Roffi
LIVORNO Marc Levyson, che con il suo "The box" ripercorre "ab origine" la storia del trasporto delle merci via mare in contenitori, si è rivelato un’ottima spalla per l’amministratore delegato di Cma-Cgm Italy, Alessandro Zanetta, durante la conferenza tenuta al Propeller Club di Livorno lo scorso lunedì sera su invito del presidente del club, dott. Ruffini, per la riapertura dell’attività sociale dopo la vacatio estiva.
Perito Industriale con specializzazione informatica, docente dell’area Information & Communication Technology dell’Istud, consulente per l’automazione d’ufficio, la realizzazione di sistemi di reporting aziendale e la gestione di basi di dati, intranet e extranet, Zanetta iniziò la propria carriera con Merzario, per passare poi con Gottardo Ruffoni e, negli anni ’70 con Contship nelle sedi di Teheran, Milano, Genova, fino al 2000, quando entrò a far parte della squadra Cma Cgm, terzo operatore containers in campo mondiale con 600 uffici nel mondo (6 nel nostro Paese), 14 mila dipendenti, circa 350 navi, che movimentano 6 milioni di contenitori all’anno.
Costituita a Marsiglia nel 1978 da Jacques Saadé, dopo avere inglobato negli ultimi anni anche la Anl, la Delmas, la Cnc e la Comanav, la Cma Cgm è passata dal 1 milione e 615 mila teu de 2000 ai 7 milioni previsti per la fine di quest’anno e sta espandendo la gamma delle proprie attività dall’ambito dello shipping anche verso i settori dell’intermodalità, della logistica e delle navi da crociera, specialità in cui opera attualmente con tre piccole unità di un lusso particolarmente raffinato.
«Il nostro gruppo - ha spiegato Zanetta - è impegnato in cospicui investimenti in ogni parte della terra, particolarmente in Cina, dove siamo la seconda compagnia per movimento containers e dove operiamo con 61 uffici e 25 servizi settimanali diretti da ogni parte del globo (in media ogni 7 ore parte una nave Cma Cgm).
I nostri investimenti riguardano i cinque continenti e sono diretti verso le specialità più disparate del trasporto via mare. Ultimamente abbiamo realizzato anche una serie di 4 mila containers da 40’ in ciascuno dei quali è possibile stivare 4 autovetture. Abbiamo una settantina di nuove portacontainers in costruzione, che andranno ad incrementare una flotta che già conta oltre 340 navi impiegate in tutto il mondo su 100 diverse rotte. Nel 2006 abbiamo trasportato quasi sei milioni di teu con una capacità globale slots di oltre 800.000 teu.
La nostra compagnia attribuisce, inoltre, una grandissima importanza alle ferrovie. È, infatti, follia pura pensare di cavarsela continuando con le attuali imponenti quote di trasporto su gomma di fronte alle enormi prospettive di sviluppo dei trasporti containerizzati e, proprio su questo punto, in Italia faremo bene a riflettere molto seriamente. Prendendo lo spunto dal lavoro di Marc Levyson, Zanetta, non ha potuto, infine, fare a meno di ricordare la lungimiranza che caratterizzò l’azione degli operatori statunitensi nella seconda metà degli anni ’50 e il fascino dei tempi pionieristici avviati da quel primo trasporto sperimentale di un certo numero di “scatoloni” sulla coperta di una petroliera, avvenuto nell’Aprile del 1956 (il primo esperimento italiano di trasporto merci in contenitori si ebbe con l’imbarco sulla Giulio Cesare, a Genova, di quattro Tfm 80 della portata di oltre 4 tonnellate). Quell’esperimento - ha detto - dimostrò immediatamente l’enorme convenienza del nuovo sistema di trasporto delle merci che, di colpo, abbatteva di parecchie volte i costi di carico / scarico delle navi. Fu un’autentica rivoluzione: da quel momento in poi tutto e tutti sarebbero dovuti cambiare adeguandosi alla novità». Nel parlare del grande effetto che fece allora la possibilità di movimentare una quindicina di pezzi / ora con le prime gru appositamente modificate, il relatore non ha potuto fare a meno di osservare, malinconicamente, che si tratta di una resa normale ancora oggi per molti dei nostri scali, sebbene si lavori con mezzi assai più appropriati di allora. «Nel 1959, ha osservato - fu progettata la prima gru capace di spostare in un’ora 20 containers, un quantitativo che oggi pochi porti italiani riescono a realizzare e, se non saremo capaci di mutamenti più che radicali, gli scali nazionali sono destinati a doversi accontentare di svolgere il ruolo gregario di porti feeder».