The International Propeller Club Port of Trieste

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feb 25

News dalla Stampa

TRIESTE,SPOSTAMENTO DEL PUNTO FRANCO DAL PORTO VECCHIO: SERVE UNA RAZIONALIZZAZIONE DOPO UN'ATTENTA ANALISI

         TRIESTE, SPOSTAMENTO DEL PUNTO FRANCO DAL PORTO VECCHIO:
             SERVE UNA RAZIONALIZZAZIONE DOPO UN'ATTENTA ANALISI


«Ci sono aree sulle quali il Punto Franco è utile, altre per le quali il regime può essere ininfluente ed altre ancora per le quali si può prefigurare uno svantaggio».  

Con questa sintesi da parte del presidente del Propeller Club di Trieste, Fabrizio Zerbini, si è chiusa ieri l’altro sera la conviviale alla quale hanno partecipato il senatore Francesco Russo, la Sandra Primiceri, esperta delle leggi del regime di Punto Franco, il sindaco di Trieste,Roberto Cosolini, quello di Muggia, Nerio Nesladek, il presidente degli industriali di Trieste e Gorizia, Sergio Razeto, Giacomo Borruso presidente Terminal Intermodale di Fernetti e Stefano Visintin, presidente degli Spedizionieri del capoluogo regionale.

Particolarmente numerosa la presenza e l’attenta partecipazione di circa 120 tra Soci del Propeller Club ed Ospiti.

Tema dell'incontro proprio lo spostamento del Punto Franco dal Porto Vecchio di Trieste, a seguito dell'emendamento alla Legge di Stabilità presentato dal senatore Francesco Russo.
Di quest'ultimo l'intervento in apertura, nel quale è stata riassunta la situazione dello scalo regionale del Friuli Venezia Giulia: «E' stato rotto un tabù decennale, molti sembrano essersi accorti che a Trieste qualcosa si muove» ha detto Russo, aggiungendo che «Trieste deve essere il principale Porto internazionale del Paese. Serve il dialogo con gli altri porti, ma va spiegato a Venezia che progetti come quello dell'offshore sono insostenibili” per i costi di realizzazione, inaccettabili dal mercato, per i costi degli handlings aggiuntivi ed incompatibili con una cooperazione tra i porti».
L’intervento della Primiceri è servito ad evidenziare la parte legislativa e tecnica afferente al Punto Franco ed ad sottolineare le principali differenze con le altre zone franche internazionali.
Nel successivo intervento, il sindaco Cosolini ha confermato di voler consultare  gli operatori, lavorando in sinergia con l'Autorità portuale per spostare dal Porto Vecchio il Punto Franco, mettendolo a disposizione di altre aree portuali o su terminal ferroviari inerenti le attività dello scalo, perché sarà «fondamentale la capacità di integrare la filiera logistica per fare arrivare le merci in tempi rapidi ai mercati di riferimento».
Una proposta fuori dal coro è arrivata invece dal sindaco di Muggia, Nerio Nesladek, sul cui territorio comunale ricadono aree di interesse portuale: Nesladek ha prospettato una collaborazione con il vicino porto sloveno di Capodistria (Koper), magari nell'ambito del Gect (Gruppo europeo di cooperazione territoriale), in grado di fare aumentare in maniera considerevole le possibilità di finanziamento da parte dei fondi comunitari sui progetti presentati congiuntamente da amministrazioni pubbliche italiane e slovene.
La parola è quindi passata ai rappresentanti del mondo imprenditoriale e degli operatori portuali, ad iniziare dal presidente degli industriali di Trieste e Gorizia, Sergio Razeto: «E' opportuno spostare il Punto Franco dal Porto vecchio, ma bisognerebbe andare verso una tipologia di Zona franca con maggiori agevolazioni» ha detto Razeto.
Per il presidente dell'interporto di Fernetti, sull'altopiano carsico alle spalle di Trieste,
Giacomo Borruso, la vecchia area di Prosecco, a pochi chilometri dall'attuale struttura da lui presieduta, sarebbe invece un punto ideale di sviluppo con il regime agevolato di cui all'oggetto della serata. «Il tutto però, va supportato da un piano economico per le attività industriali e di logistica – ha precisato Borruso – ma sottolineo che la sola presenza del Punto franco non è sufficiente ad attrarre investitori industriali, nonostante si tratti di un'opportunità importante».
Un accorato appello a mantenere una parte del Punto Franco anche nel Porto Vecchio ma a cercare nuovi spazi di sviluppo nella parte nuova dello scalo è arrivata da Stefano Visintin, alla guida degli spedizionieri triestini. «I magazzini del Porto vecchio non sono più adatti ai traffici e quindi gli Spedizionieri rinunciano a quell'area, ma desideriamo che il regime di Punto Franco sia mantenuto per Adriaterminal quale unico terminal, a tutt’oggi, operante nel Porto Vecchio. E' senz'altro importante spostare il Punto Franco su aree di interesse ferroviario, ma anche la Piattaforma logistica deve procedere spedita e sono sicuro che anche lì verrà richiesto il regime di Punto Franco». Lo stesso Visintin, infine, si è detto in accordo anche con l'ipotesi di uno spostamento sull'altopiano carsico delle attività di logistica in regime agevolato, sostenendo però la necessità di affidarne la governance all'Autorità portuale.
A fine serata, prima del dibattito proseguito su temi ancora più specifici relativi alla realtà locale, il Prefetto di Trieste, Francesca Adelaide Garufi, ha voluto mettere alcuni paletti circa la possibilità di agire in tempi rapidi.
«Non credo che l'operazione sia semplice né così veloce come è stato spiegato. Servono l'individuazione delle aree ed altri passaggi. Serve soprattutto – ha spiegato il Prefetto - un'opera di razionalizzazione complessiva. Il problema dello spostamento è il minimo di tutta l'operazione. In parallelo va razionalizzato tutto se vogliamo far funzionare al meglio il Porto e non lasciamoci ingannare dal fatto che lo spostamento porterà di per sé dei vantaggi».